Dietro il Digital Networks Act una regia comune per smantellare l’ecosistema digitale europeo. Obiettivo: creare un oligopolio nel settore tlc in mano ai fondi
Dall’Ue altri tre provvedimenti convergenti per distruggere il pluralismo digitale.
AIIP: “unire le forze per scongiurare questa minaccia”
Milano, 27/06/2025
Dopo il Digital Netwoks Act, il provvedimento UE che mira a stravolgere l’ecosistema digitale europeo e che dovrebbe vedere la luce a dicembre, nelle ultime settimane sono arrivate, a pioggia, altre consultazioni e proposte legislative che convergono sulla stessa direzione: ridurre la regolazione ex-ante, accorpare le competenze a livello europeo, semplificare l’accesso alle reti fisiche. Termini che, in concreto, si traducono nella fine del pluralismo digitale a favore di un assetto oligopolistico so-stenuto dai grandi fondi speculativi.
Un pacchetto normativo convergente, che, grazie ad un’abile operazione di maquillage politico, vie-ne presentato come un processo di modernizzazione e snellimento.
“Mentre l’attenzione dell’opinione pubblica si concentra sulle grandi piattaforme digitali e sull’impatto dell’intelligenza artificiale – denuncia Giovanni Zorzoni, presidente dell’Associazione Italiana In-ternet Provider, la storica associazione degli operatori indipendenti del settore telco e cloud – in Europa si sta compiendo una riforma più silenziosa ma altrettanto rilevante. Una trasformazione che riguarda il cuore dell’infrastruttura digitale e che potrebbe ridefinire per sempre le regole del gioco nel settore delle telecomunicazioni. Il DNA – continua Zorzoni – è accompagnato da una serie di consulta-zioni e proposte ufficiali, pubblicate tutte nel giro di poche settimane e con tempi allineati, che mo-strano una regia comune”.
Dopo la consultazione pubblica sul Digital Networks Act, infatti, se ne sono aggiunte altre tre, tutte pre-ludio di riforme: quella sul Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche (EECC, la direttiva eu-ropea del 2018 che rappresenta il cardine legislativo del settore tlc in Europa); quella sulla revisione della Raccomandazione sui Mercati Rilevanti (pietra miliare della regolamentazione europea delle telecomunicazioni che garantisce concorrenza e innovazione nel settore); quella sulla mappatura della qualità del servizio (QoS) delle reti mobili e di accesso wireless fisso 5G.
27 giugno, 11 luglio, 17 settembre: sono, nell’ordine, le scadenze delle consultazioni su QoS, DNA ed EECC (che condividono il termine ultimo dell’11 luglio), e raccomandazione dei mercati.
“Una tabella di marcia serrata – aggiunge il numero uno di AIIP – I documenti, pubblicati tutti nel giro di poche settimane e con tempi allineati, compongono nel loro insieme un quadro coerente e organico ma nascondono un unico obiettivo: modificare profondamente i meccanismi che oggi garantiscono la pluralità di operatori, la competizione infrastrutturale e la presenza di autorità nazionali indipendenti. Sono il motore tecnico dell’intero progetto. Definirle solo ‘tecniche’ è però
riduttivo: si tratta, nei fatti, di una grande scelta politica e industriale”.
Il modello europeo del settore telco degli ultimi venticinque anni si è basato su un principio chiaro, il pluralismo digitale: la competizione infrastrutturale e di servizi è il mezzo per assicurare prezzi bassi, innovazione, pluralismo. Perché cambiare qualcosa che funziona a bene?
“Il paradosso e quello che fa più rabbia è che il sistema attuale, pur con i suoi limiti, ha garantito risul-tati positivi. L’Europa è l’unica macroregione dove i prezzi per l’accesso ad Internet non sono esplosi. I cittadini europei pagano meno, in media, rispetto a quelli di Stati Uniti, Canada o Giappone. In Italia, in particolare, il livello di concorrenza ha permesso un’adozione diffusa di fibra ottica anche in aree mar-ginali, grazie all’azione di centinaia di operatori indipendenti. Il pluralismo delle reti ha favorito anche l’innovazione nei servizi: cloud regionali, data center locali, punti di interscambio pubblici, soluzioni verticali per distretti industriali e filiere produttive. Tutto questo è frutto di un ecosistema variegato, non di una gestione centralizzata. Chi invoca oggi un ritorno alla concentrazione, sostenendo che ser-vano grandi ‘campioni europei’, dovrebbe spiegare perché un sistema che ha funzionato per i cittadini debba essere cambiato in favore di uno che, per definizione, riduce le opzioni disponibili”.
Due settimane fa, AIIP ha lanciato la campagna #stopDNA (www.stopdna.ue) che ha raccolto consensi e supporto a livello nazionale ed europeo, e guadagnato l’attenzione dei media. L’obiettivo è mobilitare associazioni, istituzioni e cittadini per partecipare alla consultazione pubblica che si chiuderà l’11 lu-glio, fra sole due settimane, e contrastare questa minaccia sistemica.
“Tutti – organizzazioni, imprenditori, consumatori – si devono sentire chiamati a dire la propria e fare fronte comune ad uno dei più pericolosi disegni di legge che il settore tlc abbia mai dovuto affrontare. La posta in gioco non è tecnica, non è burocratica: è la libertà di mercato, la sovranità digitale e il futuro stesso delle telecomunicazioni in Europa” conclude Zorzoni.
Gli uffici dell’Associazione sono a completa disposizione per informazioni e supporto: stopdna@aiip.it.
#stopDNA: www.stopdna.eu
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